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Il negozio TRAARTI offre anche un comodo negozio online, su cui è possibile acquistare gli oggetti in vendita nel nostro negozio. Il negozio è in continua evoluzione e in esso è possibile trovare libri di testo, oggetti in ceramica dipinti a mano, complementi d'arredamento orientali, soprammobili orientali, gioielli orientali, materiale per la cura dei bonsai e altro ancora.
Per visitare il negozio online clicca in alto su "Negozio Online" oppure clicca QUI.
Se hai qualche problema con il negozio online, guarda le ISTRUZIONI.
Per ulteriori informazioni telefonare a TRAARTI numero 0173 441262 oppure scrivere a: info@traarti.com.
Copyright TRAARTI - Bonsai e ceramiche artistiche ad Alba, Cn
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Partecipare ad un corso sulla lavorazione e la decorazione della ceramica, può essere un modo rilassante e nel contempo creativo per sviluppare nuovi interessi a tutto campo come solo la ceramica sa creare. Conoscere la ceramica vuol dire conoscere la storia, il periodo artistico e culturale nel quale si sono sviluppati questo o quello stile. TRAARTI organizza corsi sia di modellato e decorazione a “grande fuoco” con il ceramista BALDIN VITTORIO di pluridecennale esperienza, diplomato alla Scuola d’Arte, (segue curriculum), sia di decorazione a “terzo fuoco” che di ceramica raku tenuti dal titolare.
Per quanto riguarda i corsi di modellato e grande fuoco, questi saranno svolti di domenica con orario 09.00 : 13.00 -14.00 : 18.00 con durata differenziata a seconda dell’attività prescelta. Durante il corso saranno prese in considerazione le varie argille, il loro utilizzo, la loro decorazione con le diverse tecniche. TRAARTI metterà a disposizione il materiale necessario per il corso.
Per quanto riguarda i corsi di terzo fuoco, questi si svilupperanno nel corso della settimana, con orari scelti a seconda dei gruppi, che si svilupperanno in 10 lezioni di 2 ore, cominciando dalle basi quali l’impasto dei colori e lo sviluppo della pennellata, fino ad arrivare alle tecniche più moderne, non prima di essere approdati alle tecniche classiche. In questo campo sono possibili anche lezioni singole.
Corsi Raku: si svilupperanno di domenica al raggiungimento di un numero di almeno 3 iscritti con date da concordare.
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Raku (Raku-yaki 楽焼) è una tecnica giapponese per la produzione di ceramiche. Il termine giapponese raku significa piacevole, gioia di vivere. L’origine del raku è legata alla cerimonia del tè: un rito il cui oggetto più importante era la tazza, che doveva poter essere contenuta nel palmo della mano e che gli ospiti si scambiavano l’un l’altro. L’invenzione della tecnica raku risale all’epoca Momoyama (XVI secolo d.C.), da un artigiano, Chojiro, che la sviluppò per poter più facilmente creare le ciotole per questa cerimonia. Nel diciottesimo secolo il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone.
TECNICA
L’effetto decorativo, con riflessi metallici e cavillatura, l’originalità del processo, fanno del raku una tecnica decisamente emozionante, che stravolge il metodo ceramico classico. Durante il processo raku il pezzo subisce un forte shock termico, quindi è necessario utilizzare un’argilla robusta e refrattaria che ha al suo interno della chamotte (granelli di sabbia) che diminuisce il grado di contrazione, evitando così la probabilità di frattura. Il pezzo in argilla refrattaria bianca dopo esser stato modellato viene biscottato (cotto) una prima volta a 1000 °C; dopo di che avviene la decorazione in cui vengono utilizzati ossidi o smalti, quindi viene effettuata la cottura in un apposito forno dove la temperatura sale a 900-950 °C. Quando il colore diventa lucido e il pezzo è incandescente il forno viene aperto e l’oggetto viene preso con apposite pinze e depositato in un contenitore di metallo pieno di materiale combustibile o terra tra trucioli, segatura ecc. che oltre a bruciare soffoca anche il pezzo, provocando una grossa riduzione. L’oggetto viene poi estratto nuovamente e immerso nell’acqua, dopo di che viene pulito per eliminare i segni della combustione e per far emergere i metalli in tutta la loro iridescenza e brillantezza. Il processo di riduzione cambia in base a una serie di variabili: il combustibile, il tempo di contatto con l’ossigeno, la copertura - totale o parziale - dell’oggetto per cui ogni oggetto è unico, particolare e irripetibile.
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Raku (Raku-yaki 楽焼) è una tecnica giapponese per la produzione di ceramiche. Il termine giapponese raku significa piacevole, gioia di vivere. L’origine del raku è legata alla cerimonia del tè: un rito il cui oggetto più importante era la tazza, che doveva poter essere contenuta nel palmo della mano e che gli ospiti si scambiavano l’un l’altro. L’invenzione della tecnica raku risale all’epoca Momoyama (XVI secolo d.C.), da un artigiano, Chojiro, che la sviluppò per poter più facilmente creare le ciotole per questa cerimonia. Nel diciottesimo secolo il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone.
TECNICA
L’effetto decorativo, con riflessi metallici e cavillatura, l’originalità del processo, fanno del raku una tecnica decisamente emozionante, che stravolge il metodo ceramico classico. Durante il processo raku il pezzo subisce un forte shock termico, quindi è necessario utilizzare un’argilla robusta e refrattaria che ha al suo interno della chamotte (granelli di sabbia) che diminuisce il grado di contrazione, evitando così la probabilità di frattura. Il pezzo in argilla refrattaria bianca dopo esser stato modellato viene biscottato (cotto) una prima volta a 1000 °C; dopo di che avviene la decorazione in cui vengono utilizzati ossidi o smalti, quindi viene effettuata la cottura in un apposito forno dove la temperatura sale a 900-950 °C. Quando il colore diventa lucido e il pezzo è incandescente il forno viene aperto e l’oggetto viene preso con apposite pinze e depositato in un contenitore di metallo pieno di materiale combustibile o terra tra trucioli, segatura ecc. che oltre a bruciare soffoca anche il pezzo, provocando una grossa riduzione. L’oggetto viene poi estratto nuovamente e immerso nell’acqua, dopo di che viene pulito per eliminare i segni della combustione e per far emergere i metalli in tutta la loro iridescenza e brillantezza. Il processo di riduzione cambia in base a una serie di variabili: il combustibile, il tempo di contatto con l’ossigeno, la copertura - totale o parziale - dell’oggetto per cui ogni oggetto è unico, particolare e irripetibile.
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Le fasi della lavorazione dell’argilla sono: la foggiatura, per dare una forma a ciascun oggetto, l’essiccazione per eliminare l’acqua presente nell’impasto della terra e quindi la cottura nel forno. Anticamente questo era alimentato a legna (raggiungendo temperature di circa 600°), ma a partire dal Rinascimento e fino all’800 si usarono forni a camera in muratura. Ad oggi si usano forni elettrici in grado di raggiungere i 1300 °C.
La cottura nel forno è definita “a gran fuoco”. Compresa la fase del raffreddamento, indispensabile per evitare la formazione di crepe o spaccature, i vari oggetti rimangono nel forno per molte ore: in questo modo si ottengono i cosiddetti “biscotti”, cioè i pezzi ancora grezzi prima di venire dipinti a mano.
La pittura o l’ornato a colore è, nella maggior parte dei casi, dato da colori vetrificabili dovuti agli ossidi. Secondo la temperatura che devono subire, i colori si dicono a piccolo fuoco o a fuoco di muffola (da applicarsi soltanto sui rivestimenti: circa 600-800 °C) e a gran fuoco (da applicarsi sotto e dentro i rivestimenti da 900 a 970 °C e oltre). Se alla terracotta comune (detta in questo caso biscotto) si applica un rivestimento,si produce la seconda grande classe delle ceramiche, quelle delle faenze, la cui varietà più nota è la maiolica.
Nella totalità dei casi per fissare il rivestimento e l’ornato occorrono una o più cotture successive a quella per la formazione del biscotto, e allora il prodotto si dice finito. Sono dunque due i processi essenziali che concorrono alla produzione della ceramica: la manipolazione delle materie e la cottura; durante quest’ultima fase avvengono quei cambiamenti di stato fisico e quelle continue e progressive reazioni chimiche che fissano il tipo ceramico che si vuol produrre.
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Le fasi della lavorazione dell’argilla sono: la foggiatura, per dare una forma a ciascun oggetto, l’essiccazione per eliminare l’acqua presente nell’impasto della terra e quindi la cottura nel forno. Anticamente questo era alimentato a legna (raggiungendo temperature di circa 600°), ma a partire dal Rinascimento e fino all’800 si usarono forni a camera in muratura. Ad oggi si usano forni elettrici in grado di raggiungere i 1300 °C.
La cottura nel forno è definita “a gran fuoco”. Compresa la fase del raffreddamento, indispensabile per evitare la formazione di crepe o spaccature, i vari oggetti rimangono nel forno per molte ore: in questo modo si ottengono i cosiddetti “biscotti”, cioè i pezzi ancora grezzi prima di venire dipinti a mano.
La pittura o l’ornato a colore è, nella maggior parte dei casi, dato da colori vetrificabili dovuti agli ossidi. Secondo la temperatura che devono subire, i colori si dicono a piccolo fuoco o a fuoco di muffola (da applicarsi soltanto sui rivestimenti: circa 600-800 °C) e a gran fuoco (da applicarsi sotto e dentro i rivestimenti da 900 a 970 °C e oltre). Se alla terracotta comune (detta in questo caso biscotto) si applica un rivestimento,si produce la seconda grande classe delle ceramiche, quelle delle faenze, la cui varietà più nota è la maiolica.
Nella totalità dei casi per fissare il rivestimento e l’ornato occorrono una o più cotture successive a quella per la formazione del biscotto, e allora il prodotto si dice finito. Sono dunque due i processi essenziali che concorrono alla produzione della ceramica: la manipolazione delle materie e la cottura; durante quest’ultima fase avvengono quei cambiamenti di stato fisico e quelle continue e progressive reazioni chimiche che fissano il tipo ceramico che si vuol produrre.
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La parola “ceramica” deriva dal greco “kéramos” che significa letteralmente “argilla per stoviglie”. Pare che non vi sia nessun altro materiale, nessun’altra arte che abbia accompagnato la vita dell’uomo sulla terra come la ceramica, infatti quest’arte risale a circa 10.000 anni fa e l’uso del tornio che permetteva una lavorazione più veloce e perfezionata, si diffuse, a partire dal 3.000 a.C., dapprima in Egitto e Mesopotamia e da qui successivamente in tutto il mondo; in seguito ci si avvalse anche dell’uso degli stampi con i quali era possibile ottenere più copie uguali dalla stessa forma originaria. Ma se è vero che la ceramica si è diffusa fin dall’antichità in tutto il mondo, il primato per l’alto livello artistico e tecnico va riconosciuto in particolare alla Cina. Dai semplici vasi in ceramica grigia dell’epoca Shang (XVI-XI sec. a.C.) agli splendidi piatti di porcellana bianca decorata a smalto della dinastia Ming (1368-1644 d.C.), la Cina è stata maestra insuperabile per tutto il modo. Per quanto riguarda il recente storico dell’Europa, Gubbio, Deruta, Faenza e Urbino ebbero grande rinomanza per i piatti istoriati, mentre nell’Italia del sud, in Spagna e Portogallo si diffusero le mattonelle per pavimenti e rivestimenti, legate all’influsso islamico; in Austria, Germania, Ungheria e Cecoslovacchia la maiolica fu impiegata per la costruzione di stufe. Nella zona di Colonia, nella seconda metà del Trecento, si sviluppò il gres. Fino a tutto il Seicento la porcellana rimase appannaggio della Cina che seppe mantenere segreta la composizione chimica dell’impasto ma finalmente verso il 1710, nella città di Meissen, in Sassonia, si produsse la prima porcellana europea, da allora sorsero quindi importanti manifatture a Venezia, Vienna, Capodimonte, Chantilly, Sevres, Limoges e Parigi, le quali seppero sviluppare anche propri stili. Nel Settecento l’Inghilterra sviluppa un originale tipo di maiolica fine e di porcellana a pasta tenera. Nel nostro secolo la ceramica mantiene un importante funzione a servizio dell’uomo: è preziosa come isolante elettrico, viene impiegata in attrezzature chimiche e idrosanitarie, in elettronica, in medicina nelle protesi dentarie e ossee, nel campo dell’energia nucleare e nella tecnologia aeronautica e spaziale.
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La parola “ceramica” deriva dal greco “kéramos” che significa letteralmente “argilla per stoviglie”. Pare che non vi sia nessun altro materiale, nessun’altra arte che abbia accompagnato la vita dell’uomo sulla terra come la ceramica, infatti quest’arte risale a circa 10.000 anni fa e l’uso del tornio che permetteva una lavorazione più veloce e perfezionata, si diffuse, a partire dal 3.000 a.C., dapprima in Egitto e Mesopotamia e da qui successivamente in tutto il mondo; in seguito ci si avvalse anche dell’uso degli stampi con i quali era possibile ottenere più copie uguali dalla stessa forma originaria. Ma se è vero che la ceramica si è diffusa fin dall’antichità in tutto il mondo, il primato per l’alto livello artistico e tecnico va riconosciuto in particolare alla Cina. Dai semplici vasi in ceramica grigia dell’epoca Shang (XVI-XI sec. a.C.) agli splendidi piatti di porcellana bianca decorata a smalto della dinastia Ming (1368-1644 d.C.), la Cina è stata maestra insuperabile per tutto il modo. Per quanto riguarda il recente storico dell’Europa, Gubbio, Deruta, Faenza e Urbino ebbero grande rinomanza per i piatti istoriati, mentre nell’Italia del sud, in Spagna e Portogallo si diffusero le mattonelle per pavimenti e rivestimenti, legate all’influsso islamico; in Austria, Germania, Ungheria e Cecoslovacchia la maiolica fu impiegata per la costruzione di stufe. Nella zona di Colonia, nella seconda metà del Trecento, si sviluppò il gres. Fino a tutto il Seicento la porcellana rimase appannaggio della Cina che seppe mantenere segreta la composizione chimica dell’impasto ma finalmente verso il 1710, nella città di Meissen, in Sassonia, si produsse la prima porcellana europea, da allora sorsero quindi importanti manifatture a Venezia, Vienna, Capodimonte, Chantilly, Sevres, Limoges e Parigi, le quali seppero sviluppare anche propri stili. Nel Settecento l’Inghilterra sviluppa un originale tipo di maiolica fine e di porcellana a pasta tenera. Nel nostro secolo la ceramica mantiene un importante funzione a servizio dell’uomo: è preziosa come isolante elettrico, viene impiegata in attrezzature chimiche e idrosanitarie, in elettronica, in medicina nelle protesi dentarie e ossee, nel campo dell’energia nucleare e nella tecnologia aeronautica e spaziale.
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Nel costo del corso sono inclusi:
-i prebonsai
-il libro “BONSAI D’AVANGUARDIA”, volume di 600 pag, attualmente più completo sull’arte bonsai. Questo volume servirà anche per i corsi di alto perfezionamento.
-Un grembiule
TRAARTI metterà inoltre a disposizione dell’allievo tutto ciò che occorre per il corso, attrezzi, terricci, filo per legature.
Si occuperà della formazione il maestro MASSIMO BANDERA (v. Biografia).
I corsi, a numero chiuso (massimo 7 partecipanti), prenderanno il via con un minimo di 5 iscritti.
I corsi si terranno in Via Pertinace 9/B nel centro storico di ALBA.
SESSIONI DOMENICALI IN PROGRAMMA:
DOMENICA 13 GENNAIO
DOMENICA 10 MARZO
DOMENICA 12 MAGGIO
L’orario per tutte sarà: 9.30/13.00 – 14.30/18.30
Per ulteriori informazioni telefonare a TRAARTI numero 0173 441262 oppure scrivere a: info@traarti.com.
Massimo Bandera, nato nel 1967, vive e opera tra Italia e Spagna e dal 1978 dedica la propria passione e professionalità al mondo dei bonsai.
Nella sua ricerca tecnica ed artistica ha creato una Via contemporanea, in avanguardia, studiando le arti e le scienze in Italia e lavorando in Giappone con il suo maestro Masahiko Kimura, massimo esponente dell’Avanguardia Bonsai.
Socio della Società Botanica Italiana, nel 1999 è stato ammesso a visitare la collezione di bonsai dell’Imperatore del Giappone, e nel 2000 ha fondato la sua scuola, la Fuji Kyookai Bonsai scuola d’avanguardia, presso la Fuji Sato Company, e nel 2002 ha aperto la sezione spagnola al Museo Bonsai di Marbella.
Vincitore di numerosi premi in Italia, Spagna, Giappone e Stati Uniti, è membro, istruttore, ambasciatore dell’associazione mondiale Bonsai Club International e dell’associazione italiana Istruttori Bonsai e Suiseki e membro di Unione Bonsaisti Italiana e Società Botanica Italiana. Dal 2006 è insegnante nella Accademia Bonsai di Sandro Segneri. Nel 2007 le sue opere sono state esposte a Palazzo Bricherasio a Torino e alla mostra del Congresso Fujiyohaku a Nole e Marbella con la partecipazione straordinaria del Maestro Masahiko Kimura alla sua scuola. Dal 2009 è Direttore del Bonsai Club International.
Nel 2002 ha pubblicato l’”Enciclopedia Bonsai” e nel 2008 “Bonsai d’Avanguardia” che raccolgono gli insegnamenti di coltivazione, tecnica, estetica e cultura giapponese.
Dagli anni ottanta scrive sulle principali riviste del settore e sul Corriere dell’arte di Torino. I suoi articoli sono pubblicati su: Bonsai Italia, Bonsai italiano e Bonsai arte e Natura, Notiziario UBI,Bonsai and Suiseki magazine in Italia, Bonsai Actual e Bonsai autoctono in Spagna, Esprit Bonsai in Francia, Bonsai Magazine in America, Bonsai Sunjiu e Kindai Bonsai in Giappone.
Nell’aprile 2010 a San Marino durante il XIV Congresso Nazionale Italiano UBI è il primo rappresentante del Belpaese a ricevere un premio di Stato, il Premio al Bonsai del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana.
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-il libro “BONSAI D’AVANGUARDIA”, volume di 600 pag, attualmente più completo sull’arte bonsai. Questo volume servirà anche per i corsi di alto perfezionamento.
-Un grembiule
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Si occuperà della formazione il maestro MASSIMO BANDERA (v. Biografia).
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I corsi si terranno in Via Pertinace 9/B nel centro storico di ALBA.
SESSIONI DOMENICALI IN PROGRAMMA:
DOMENICA 13 GENNAIO
DOMENICA 10 MARZO
DOMENICA 12 MAGGIO
L’orario per tutte sarà: 9.30/13.00 – 14.30/18.30
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Massimo Bandera, nato nel 1967, vive e opera tra Italia e Spagna e dal 1978 dedica la propria passione e professionalità al mondo dei bonsai.
Nella sua ricerca tecnica ed artistica ha creato una Via contemporanea, in avanguardia, studiando le arti e le scienze in Italia e lavorando in Giappone con il suo maestro Masahiko Kimura, massimo esponente dell’Avanguardia Bonsai.
Socio della Società Botanica Italiana, nel 1999 è stato ammesso a visitare la collezione di bonsai dell’Imperatore del Giappone, e nel 2000 ha fondato la sua scuola, la Fuji Kyookai Bonsai scuola d’avanguardia, presso la Fuji Sato Company, e nel 2002 ha aperto la sezione spagnola al Museo Bonsai di Marbella.
Vincitore di numerosi premi in Italia, Spagna, Giappone e Stati Uniti, è membro, istruttore, ambasciatore dell’associazione mondiale Bonsai Club International e dell’associazione italiana Istruttori Bonsai e Suiseki e membro di Unione Bonsaisti Italiana e Società Botanica Italiana. Dal 2006 è insegnante nella Accademia Bonsai di Sandro Segneri. Nel 2007 le sue opere sono state esposte a Palazzo Bricherasio a Torino e alla mostra del Congresso Fujiyohaku a Nole e Marbella con la partecipazione straordinaria del Maestro Masahiko Kimura alla sua scuola. Dal 2009 è Direttore del Bonsai Club International.
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Nell’aprile 2010 a San Marino durante il XIV Congresso Nazionale Italiano UBI è il primo rappresentante del Belpaese a ricevere un premio di Stato, il Premio al Bonsai del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana.
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